Roma e le calende (greche?)

L’iniziativa del ministro Calenda di promuovere un incontro istituzionale sullo sviluppo economico della capitale di Italia appare lodevole anzitutto perché si muove da dati oggettivi, come inusuale nel nostro bel paese. L’iniziale accoglienza di tale iniziativa da parte del sindaco Raggi è stata quanto meno freddina e speriamo che i tatticismi vengano presto accantonati a favore della sana esigenza di mettere “le cose” al centro della discussione politica e civile, a cui tanto si deve il successo del movimento 5 stelle.

Che Roma sia una capitale incapace di fare da traino alla crescita economica del paese Continua a leggere “Roma e le calende (greche?)”

Il Rinascimento e la commenda

Il Rinascimento è ricordato soprattutto per gli spettacolari progressi culturali sorti in Italia con la riscoperta della cultura greca e romana. Come ci ha insegnato l’ottimo storico Carlo Marx, Continua a leggere “Il Rinascimento e la commenda”

Premessa (“Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)

Questo scritto è rivolto a chi ritiene che le politiche pubbliche siano importanti per il futuro dei nostri figli e che una pubblica amministrazione ben funzionante sia l’infrastruttura fondamentale per la competitività e lo sviluppo di una comunità. Continua a leggere “Premessa (“Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)”

1. Errare è umano ma perseverare è diabolico (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)

L’Italia dovrebbe essere contribuente netto del bilancio dell’Unione Europea per 3,7 miliardi l’anno: ogni anno versa circa 15,7 miliardi e dovrebbe incassare 12 miliardi di cd. “Fondi Strutturali”. Nel periodo 2007-2013 però abbiamo incassato solo 10,2 miliardi l’anno, Continua a leggere “1. Errare è umano ma perseverare è diabolico (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)”

2. Tempi tiranni (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)

La nostra politica e la nostra pubblica amministrazione non sono abituate a gestire degli stanziamenti di risorse pubbliche che dopo una certa scadenza non ci sono più. Solo i Fondi Strutturali hanno una scadenza Continua a leggere “2. Tempi tiranni (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)”

3. Tempi irritanti (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)

Per effetto delle scadenze intermedie e finali “degli assegni del bilancio europeo firmati con l’inchiostro simpatico”, la prudenza imporrebbe di non spendere i fondi europei per “cose” le cui fatture quietanzate rischino di arrivare 3 o 5 anni dopo la decisione di comprarle.   Continua a leggere “3. Tempi irritanti (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)”

4. Incartarsi (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)

I Fondi Strutturali sono gestiti sulla base di un cd. “Accordo di Parternariato” tra Italia ed Europa e di  74 cd. “Programmi Operativi” (cd. PO) tra Europa e Regioni ed alcuni Ministeri.

L’Accordo di Partenariato per il 2014-2020, che l’Europa inizialmente voleva chiamare “contratto”,  consta di 904 pagine Continua a leggere “4. Incartarsi (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)”

5. La SPECTRE (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)

 

I regolamenti comunitari sui Fondi Strutturali prevedono che ogni PO abbia un Autorità di Gestione (AdG), una Autorità di Certificazione (AdC), una Autorità di Audit o di Controllo (AdA), un Comitato di Sorveglianza ed un Tavolo di Parternariato. Non ci sono per fortuna 242 Autorità (3 Autorità per gli 81 PO), Continua a leggere “5. La SPECTRE (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)”

6. Improvvisazione (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)

Ci si potrebbe quindi chiedere: ma perché non copiamo dagli altri paesi? Perché non chiamiamo a dirigere l’Agenzia di Coesione un finlandese, un danese, un qualsiasi dirigente pubblico europeo che abbia ben utilizzato i Fondi Strutturali nel suo paese? Continua a leggere “6. Improvvisazione (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)”

7. Programmazione (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)

 

L’unica condizione “qualitativa” che pone l’Europa per erogarci la nostra ambita quota del bilancio Europeo è che i progetti da rendicontare siano stati selezionati mediante dei criteri coerenti con gli obiettivi concordati (la Programmazione). Continua a leggere “7. Programmazione (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)”