La nostra politica e la nostra pubblica amministrazione non sono abituate a gestire degli stanziamenti di risorse pubbliche che dopo una certa scadenza non ci sono più. Solo i Fondi Strutturali hanno una scadenza, tutti gli altri stanziamenti dei bilanci pubblici non le hanno ed anche se le hanno, c’è sempre un “milleproroghe” per farle slittare.
I cicli della programmazione europea durano nominalmente 6 anni, un anno in più dei piani quinquennali sovietici. Ora dovremmo essere nel ciclo 2014-2020 ma in verità si sta ancora chiudendo il ciclo 2007-2013 e c’è ancora qualche strascico del ciclo 2000-2006 e precedenti.
I soldi stanziati nel bilancio europeo per un certo esercizio (es. il 2014), infatti, possono essere spesi nei tre anni successivi (es. entro il 2017) altrimenti si perdono per sempre. Questo periodo di grazia era di due anni nel ciclo 2007-2013.
Il ciclo 2014-2020 ha previsto un periodo di grazia maggiore perché è partito in ritardo, le Istituzioni Europee solo a dicembre del 2013 hanno approvato il budget pluriennale ed i regolamenti.
Il motivo principale di tali ritardi è che i paesi nordici ritengono uno spreco i Fondi Strutturali, visto che il divario di sviluppo tra nord e sud in Italia, il paese per cui erano stati inventati, non è diminuito di un decimale dopo 50 anni dalla loro introduzione.
Altri paesi, in particolare quelli dell’Est, hanno difeso l’esistenza dei Fondi Strutturali ed in effetti hanno potuto dimostrare che da loro funzionano. I polacchi, come gli spagnoli prima di loro, sono bravissimi a gestire i Fondi Strutturali. Forse dovremmo mettere da parte anacronistici complessi di superiorità ed imparare da loro.
La cosa curiosa è che tra i paesi che hanno difeso i Fondi Strutturali c’era anche l’Italia, non solo pietra dello scandalo ma probabilmente il paese che avrebbe tratto il maggior guadagno dalla loro abolizione, in termini di saldo con il bilancio europeo, visto che per versare i nostri contributi al bilancio europeo non abbiamo scampo ma a prendere quanto a noi spettante siamo così scarsi.
E sì, l’Italia né avrebbe guadagnato ma … ci avrebbe rimesso quella casta sacerdotale addetta, nel nostro paese, alla stretta osservanza della liturgia dei Fondi Strutturali. Casta che tiene casa e famiglia, pure pregiata politicamente in quanto addetta a spendere e quindi a creare consenso, ed a cui appartiene anche il vostro scriba.
Se anche nel 2019 i contribuenti italiani non si accorgono della “sola” (come si dice a Roma), ci scappa anche il ciclo 2021-2027 ed … arrivo alla pensione!
Quello che è importante tenere a mente nella gestione dei Fondi Europei, comunque, e che ogni anno c’è un obiettivo di spesa (fatture quietanzate) da rispettare e poi c’è un obiettivo finale alla chiusura del ciclo, tutti obiettivi noti con ampio anticipo.
Le spese che si possono presentare nelle scadenze intermedie, possono essere anche per anticipi, stati di avanzamento ed altre spese di carattere provvisorio che possono essere anche ottenute mediante un po’ di creatività, mentre le spese da presentare alla chiusura devono riguardare “cose” finite e funzionanti. Le “cose” realizzate nel ciclo 2007-2013 devono essere ultimate entro il marzo del 2017 ma le spese rimborsabili dai Fondi Strutturali devono essere state pagate entro il 2015.
Anche se tutto ciò si sa per tempo, pochi si preoccupano per tempo, probabilmente siamo troppo abituati al nostro “milleproroghe”, in Europa però non ci sono le stesse abitudini e gli altri Stati membri non aspettano altro che potere ridurre i loro contributi al bilancio europeo qualora uno Stato membro non portasse abbastanza “fatture quietanziate” in tempo.
L’Italia è sempre in ritardo ed ha sempre recuperato in “zona Cesarini” perlopiù utilizzando i cd. “progetti sponda” (ora “retrospettivi”) ovvero progetti pubblici non compresi inizialmente nei Programmi Operativi, ma inseriti all’ultimo momento per “fare spesa”.
Nel periodo 2007-2013 era vietato usare i cd. “progetti sponda” ma con delle eccezioni (ampiamente usate), non sembra esserci alcuna consapevolezza che nel periodo 2014-2020 gli altri Stati membri hanno deciso di farcela pagare, eliminando qualsiasi eccezione.