8. Ciambelle senza buco (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)

Come abbiamo visto nel capitolo Improvvisazione, non tutte le ciambelle vengono con il buco e, pertanto, occorre fare overbooking con risorse pubbliche proprie su quelle dei Fondi Strutturali, per garantire di incassare tutta la quota che ci spetta, almeno fino a quando non avremo una ordinaria Programmazione di standard europeo e potremmo fare il contrario (overbooking con i Fondi Strutturali sulle risorse pubbliche proprie) come gli altri paesi.

Le risorse pubbliche però sono scarse ed il lavoro principale di una Autorità di Gestione – AdG (Management Autority in inglese) e appunto gestire (maneggiare?) il Programma Operativo affinché si possano presentare sufficienti progetti ultimati nei tempi ed incassare così l’agognato rimborso dal bilancio europeo, ove possibile “consumando” il minimo necessario delle rare risorse pubbliche proprie.

Questa gestione richiede di ragionare in termini dinamici e di probabilità. Il nostro diritto amministrativo non è proprio l’attrezzatura ideale per una siffatta gestione, è concepito per fare delle foto mentre i Programmi Operativi sono piuttosto dei film.

Abbiamo visto che ci sono molti eventi che possono far diminuire il numero o il costo medio dei progetti ultimati entro i tempi, rispetto a quelli selezionati inizialmente. Certamente uno dei compiti principali delle AdG è ridurre questi fenomeni affinché siano di dimensioni le più contenute possibile.

Ci sono vari accorgimenti che le AdG adottano per ridurre la “mortalità” dei progetti e che potrebbero ben essere utilizzati per migliorare l’efficienza della spesa pubblica italiana in generale.

Per ridurre il numero dei progetti che non vengono avviati, per un problema o l’altro, si può essere molto rigorosi nelle selezioni iniziali. Poiché ciò rischia però di favorire le proposte già pronte nei cassetti, spesso un po’ stantie, si possono fare delle selezioni in più fasi. In una prima fase si valuta più la qualità delle proposte a raggiungere gli obiettivi,  in una seconda fase si approfondisce la fattibilità tecnica-economica e giuridica del progetto,  in modo ma concedere i finanziamenti solo quando i progetti sono effettivamente cantierabili ma creando poi anche una riserva di progetti in corso di maturazione, finanziabili con le cd. “economie” o con coperture finanziarie autorizzate nei bilanci successivi (una cd. “pipeline” nel mondo degli investitori privati).

Il Vostro scriba si è fatto molti nemici perché ha introdotto criteri rigorosi nelle selezioni dei progetti da finanziare: imprese che non avevano parametri patrimoniali e reddituali adeguati rispetto le dimensioni e la complessità degli investimenti, sindaci cui l’amico architetto è stato costretto a rifare per bene la progettazione di un opera pubblica perché non validata dalla società certificata ISO 17020, dirigenti comunali che sono stati costretti ad acquistare attrezzature informatiche tramite le convenzioni CONSIP invece che procedere con vari gradi di fantasia, etc.

E’ poi necessario riutilizzare il più velocemente possibile le economie, per esempio quelle inevitabilmente generate dai ribassi d’asta in sede di gara. Anche questa operazione non crea facile consenso.

Normalmente i finanziamenti dati ad una Pubblica Amministrazione per un progetto, ad esempio un milione per un Comune per realizzare la nostra solita piscina, vengono lasciati a disposizione fino al termine del progetto e sovente vengono usati per finanziare delle varianti in aumento al progetto stesso, ad esempio una torre da tuffi con una spettacolare piattaforma da 10 metri.

Le varianti in aumento sono quasi sempre irregolari, se riservate alla stessa impresa aggiudicataria, ma anche l’oggetto della variante, il più delle volte, non serve mai quanto il progetto originale. Spesso e volentieri la piattaforma da 10 metri non sarà usata se non era stato progettata fin dall’inizio … e solo dopo ci si rende conto che non c’è nessun insegnante di tuffi disponibile nel raggio di 1.000 km!

Il fatto è che il Comune percepisce di “avere vinto un milione” non una piscina. Questa percezione è maggiore quando la programmazione è esclusivamente frutto di equilibri politici dato che questi accordi sono costruiti sulle cifre e non sulle “cose”. Il Sindaco vuole un milione e non una piscina, se poi si scopre che bastano 750.000 Euro per costruirla deve inventarsi qualcosa per non “perdere” 250.000 Euro della “vincita”.

La gestione del Programma Operativo non è affatto finita una volta che si sono selezionati i progetti ed assunti i cd. Impegni Giuridicamente Vincolanti (“IGV”): il contratto d’appalto con l’impresa aggiudicataria, la concessione di un contributo sugli investimenti di un impresa, etc … anzi di solito è proprio qui che inizia il “salto nel buio”.

Ovviamente i contratti di finanziamento prevedono dei tempi obbligatori per la realizzazione dei progetti e spesso anche per le varie fasi, ma non è mai facile togliere un finanziamento già concesso in presenza di legittime aspettative da parte di soggetti economici. E’ difficile infatti far capire che i finanziamenti dei Fondi Strutturali sono assegni che si incassano solo entro una certa scadenza, quando tutti sono abituati agli altri finanziamenti pubblici che possono sempre avere una proroghetta ed una deroghetta, se trovi l’amico giusto (e poi la proroga della proroga, etc.).

Ci sono poi dei casi in cui ci sono motivi oggettivi per cui i tempi non possono essere rispettati: una guerra di ricorsi e controricorsi per un appalto pubblico, l’impresa che rinuncia ad un contributo perché scopre che un concorrente ha realizzato lo stesso prodotto su cui voleva investire, etc. In nove anni, Dio non voglia, qualcuno può anche morire o decidere di andare a vivere in un altro paese.

Per quanto una Autorità di Gestione possa essere brava a selezionare i progetti con rigore, a liberare e riutilizzare rapidamente le economie, è comunque inevitabile che servano un po’ di risorse proprie in più (cd. overbooking) per finanziare un ammontare i progetti maggiori e centrare l’obiettivo di presentare a Bruxelles un numero ed un importo di progetti ultimati entro i tempi, nonostante un po’ di progetti “persi per strada”.

Spesso si sente dire che i Fondi Strutturali finanziano troppi progetti di piccola dimensione e che è per questo motivo che non incidono strutturalmente sullo sviluppo economico dei territori. La dimensione probabilistica della gestione però renderebbe azzardato puntare tutto su un unico o pochi grandi progetti. Come abbiamo visto nel capitolo “Tempi irritanti”, inoltre, i grandi progetti sono quelli che richiedono tempi più lunghi ed incompatibili con i meccanismi di rimborso dei Fondi Strutturali e sono spesso anche quelli che hanno più probabilità di finire su un binario morto.

Non è d’altra parte la dimensione del singolo progetto (inteso come singolo appalto o aiuto) a determinare l’incisività delle politiche pubbliche. Tanti piccoli pozzi si sono rivelati più efficaci di grandi acquedotti per risolvere i problemi di approvvigionamento di acqua potabile di alcune popolazioni africane. Lo sviluppo della banda ultralarga in Italia può essere realizzato da tante piccole ditte, ciascuna che realizza e gestisce una piccola porzione della rete.  La produzione di energia rinnovabile è più efficace se effettuata in maniera distribuita, in prossimità dei luoghi dove si consuma.

L’incisività delle politiche pubbliche è data dalla loro coerenza, che può essere assicurata anche da tanti piccoli progetti, a condizione che vadano tutti in una unica direzione. Non si tratta di una coerenza ideologica ma assolutamente pratica, la cosa importante e che i risultati dei singoli progetti si possano sommare.

E’ la somma che rende incisive o meno le politiche pubbliche, non l’addendo.

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