11. Controlli (da “Perché non sappiamo prendere i fondi europei”)

Una altra caratteristica dei Fondi Strutturali è sono obbligatori dei controlli sulle spese realizzate svolti da degli uffici indipendenti rispetto quelli che spendono, e che a loro volta sono controllati da Bruxelles, le cd. “Autorità di Audit”. Che ci sia un controllore indipendente da chi gestisce sembra non creare disagio negli altri paesi europei, probabilmente avvezzi a tale pratica, ed in effetti anche nelle imprese più strutturate esistono degli uffici indipendenti che sorvegliano che chi spende non cada nella tentazione di fare i propri interessi piuttosto che quelli dell’organizzazione per la quale lavora.

Pare incredibile ma in Italia un simile controllo sulla spesa pubblica non c’è, tranne che nel caso dei Fondi Strutturali per i quali, pertanto, si è reso necessario creare delle strutture apposite (ampliando la Spectre). Per tutto il resto della spesa pubblica ci sono solo i controlli episodici della Corte dei Conti, molto formali, e da parte di altre strutture di recente italica invenzione come l’Autorità Nazionale Anticorruzione e gli uffici per la trasparenza e l’anticorruzione. Strutture, queste ultime, che difficilmente saranno in grado di fare controlli così integrati nelle procedure di spesa come ci ha imposto l’Europa nella gestione dei Fondi Strutturali.

La Commissione Europea ha infatti imposto che le Autorità di Audit abbiano a disposizione, all’interno di un sistema informatico, tutte le carte che giustificano una spesa, usino metodi di controllo uniformi in tutta Europa e rispondano agli uffici di audit della Commissione Europea. In caso di un rapporto di audit non positivo la Commissione può sospendere o interrompere i rimborsi da parte del bilancio europeo.

Questi controlli non riguardano solo la regolarità amministrativa degli atti ma vengono anche svolti a sorpresa nei cantieri, presso le imprese che realizzano gli investimenti, durante un corso di formazione, etc. Soprattutto riguardano il pieno e non solo formale, rispetto del diritto della concorrenza in materia di appalti ed aiuti di Stato.

Sembra si stia diffondendo anche in Italia, per quanto lentamente, l’idea che il rispetto del diritto della concorrenza e quindi l’applicazione dei principi di non discriminazione e trasparenza da parte della Pubblica Amministrazione, possa essere il naturale e più efficace antidoto alla corruzione.

Nulla sarebbe stato più semplice per una efficace lotta alla corruzione che adottare i controlli previsti per i Fondi Strutturali anche per il resto della spesa pubblica, utilizzando personale già addestrato dai funzionari europei, metodologie e sistemi informativi testati da almeno 15 anni in gran parte di tutte le Pubbliche Amministrazioni Europee.

Anche sotto il profilo della trasparenza non c’era molto da inventare, la Commissione Europea almeno dal 2007 prevede l’obbligo di pubblicare i nomi dei beneficiari dei Fondi Strutturali, l’importo del vantaggio economico loro riconosciuto e il titolo del progetto.

Solo nel 2013 una legge stabilisce che ciò si debba fare anche per il resto della spesa pubblica, prima c’era chi sosteneva che diffondere i dati di chi beneficiava di risorse pubbliche era una violazione del diritto alla privacy. Il vostro scriba si è dovuto arrendere di fronte ad insigni giuristi ma proprio non riusciva a capire cosa c’entra, anche letteralmente, la protezione dei dati “personali” con l’uso di fondi “pubblici”.

Il fatto che solo i progetti nati con un finanziamento dei Fondi Strutturali siano oggetto di controlli rende peraltro difficile fare quel gioco di sostituzione di progetti (cd “sponda” o “retrospettivi”) che è da sempre l’unica speranza per l’Italia per arrivare, in affanno ed all’ultimo giorno utile, a prendere quasi tutto ciò che le spetta dal bilancio Europeo.

Il Vostro scriba, ad esempio, aveva trovato un bel programma che aveva finanziato circa 50 mil. di progetti che, per finalità e titoli, sembravano perfetti per essere inseriti nel P.O. ed utilizzati per coprire 5/10 mil. di spese che in un certo anno mancavano all’appello per non perdere per sempre il relativo rimborso europeo. Dopo un rapido esame solo un progetto, per un milione circa, è risultato regolare, funzionante e quindi capace di superare i controlli. I restanti 49 milioni dei contribuenti sono stati gettati al vento, per progetti impresentabili sotto il profilo delle procedure di appalto e mai entrati in funzione.

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